CHERNOBYL: VAI DOVE TI PORTA L’ATOMO
Testo di Celestino Girardi e foto di Piero Bosco
Un racconto semiserio, un ipotetico colloquio con una immaginaria amica basato sulla “crisi” vissuta durante e dopo il viaggio a Cernobyl
Eccola, accidenti! Quasi quasi svicolo, attraverso la strada e me la tolgo dai piedi. Non ho affatto voglia di parlare di Chernobyl, proprio con lei, emblema vivente della certezza di idee, mai un dubbio, sempre tutto chiaro, questo è il bene, quello è il male, punto e basta. Hermine è una natura solare, sfoglia un giornale (quello che scrive le cose a lei gradite), ascolta quei trenta secondi di notizia alla TV, facebook è la sua nuova appassionante bibbia laica, e se poi un paio delle sue amiche sparano sentenze conformi alle sue aspettative, allora l’opera è completa, la certezza diventa un muro incrollabile. Siamo cresciuti assieme, compagni di banco alle elementari e su fino alla maturità. Di lei ammiravo quella leggerezza nell’ affrontare le piccole grandi difficoltà della quotidianità, mai in ansia per il compito in classe, tanto sapeva che poteva sempre contare su di me e copiare. E se copiava andava sul sicuro perché io ero più bravo di lei, il migliore o tra i migliori della classe. Per un certo periodo al liceo lei s’era piuttosto cotta di me, mentre io non andavo oltre una sottile patina di simpatia. Per me era troppo facilona, troppo superficiale, troppo credulona, un po’di destra, un po’ anche di sinistra, qualunquista si direbbe oggi. Un po’ di reciproca fiducia s´era mantenuta nel tempo ma questa volta il mio errore è stato di informarla, durante l’ultimo incontro, che sarei andato in Bielorussia, in Ucraina ed anche a Chernobyl. Un viaggio che lei non avrebbe mai fatto, mai e poi mai. Preferiva la sua bella settima bianca in Pusteria, quindi dietro l’angolo di casa sua, oppure sulle tranquille spiagge romagnole. Chiaro dunque che ora, al ritorno da Cernobyl, mi avrebbe punzecchiato.
Hermine: Fermati lì, non ti avvicinare! Ti saluto ma mantengo la distanza di sicurezza! Vedo che per la radioattività ti si sono rizzati i capelli ed anche gli occhi sono fosforescenti! Sembri quasi una lampadina! Ma tu proprio te le vai a cercare! Come al solito!
E tu come al solito ci caschi! Invecchi e rimani la solita credulona. Ti hanno detto che a Cernobyl la gente muore ancora come moscerini e pertanto te ne stai alla larga. Per la serie “mica sono scema, io”.
Che io invecchi, questo lo dici tu. Io piuttosto cresco! E comunque di certo non vado a fare la cura di ringiovanimento a base di uranio, plutonio, cesio, elettroni e neutroni. Piuttosto mi fa piacere che tu sia riuscito a tornare a casa sano e salvo, almeno spero che forte e sano tu lo sia ancora!
Lascia perdere le insinuazioni da quattro soldi! E forse non sai che ogni anno decine e decine di delegazioni politiche, gruppi di studiosi, scienziati provenienti da tutti i paesi di tutto il mondo si recano a Chernobyl, entrano nella zona interdetta, quell’ area di una trentina di chilometri di raggio attorno centrale nucleare e preclusa al libero accesso, presidiata e controllata da militari. Ed a questi vanno aggiunti i quasi 20 mila visitatori, turisti. Tu naturalmente pensi che siano tutti folli, candidati al suicidio!
Ma che bravi! Io penso invece che siano una forma di macabro pellegrinaggio di fanatici filo-nucleari!
E quindi per te anche i “pellegrini” che vanno ad Auschwitz o a Pompei sono una un macabro fenomeno? Per gli scienziati, per gli studiosi del rapporto uomo-ambiente la zona attorno a Chernobyl, o meglio attorno al fiume Prypjat ed alla omonima cittadina è sempre stata di estremo interesse. E non solo per la sua enorme area paludosa chiamata Polesia, forse l’area paludosa più estesa d’ Europa, ma anche per la vicina foresta di Bialowieza, una foresta vergine antichissima risalente all’epoca dell’eocene, va a dire ad una 50ina di milioni di anni fa e che ricopriva metà dell’Europa centrale. Già era stata promossa a Patrimonio Naturale dell’Umanità e recentemente, sempre dall’ UNESCO, è stata dichiarata Riserva della biosfera. Tutto questo proprio in seguito alla tragedia del 26 aprile 1986. Un disastro biblico causato dall’ uomo, con ripercussioni sull’ uomo stesso, sulle varie forme di vita e sul sistema ecologico e sulla biosfera come non si erano mai viste in precedenza. Per questi motivi l’UNESCO ha ritenuto estremamente importante osservare l’evoluzione delle forme di vita colpite dalla ricaduta radioattive documentarne le trasformazioni. Per te, tutto questo è macabro fanatismo?
Capisco benissimo l’interesse degli scienziati e degli studiosi di scienze della natura e dei vari settori dell’ecologia, ma non dirmi che i turisti scelgono Cernobyl per un periodo di relax in uno dei paradisi terrestri!
Quello di Cernobyl non è un turismo di massa; è composto da gente culturalmente curiosa, curiosa nel senso positivo. Sono persone che istintivamente vogliono rendersi conto di persona della realtà e che incassano con una buona dose di perplessità la marea di informazioni spesso contradditorie. Ma probabilmente è vero che alcuni partono convinti di capitare nel grigiore di una valle della morte ed invece …
…invece si ritrovano improvvisamente nell’ eden del regno del verde…
… se continui con questo tono alzo i tacchi e ti pianto in asso. Io ti voglio semplicemente raccontare cosa ho visto, cosa ho sentito, cosa ho letto, cosa mi hanno raccontato le persone del posto, tutto qua! Perché, che tu lo creda o meno, prima di partire ho cercato di informarmi, ho letto qualcosa, mi sono procurato alcuni documenti, anche se non posso dire di essere un esperto, anzi, mi rendo conto che il terreno è davvero ostico. E ti garantisco che ho trovato una marea di informazioni in gran parte clamorosamente divergenti, anzi, si contraddicono a vicenda. Hermine, so benissimo di che pasta sei fatta, tu vuoi sapere tutta la verità, tutta e subito, senza se e senza ma. Invece, che ti piaccia o meno, se hai pazienza devo dirti questo: i documenti governativi pubblicati da Kiev e da Minsk dichiarano che le vittime accertate delle radiazioni conseguenti all’ esplosione del reattore nr 4 e decedute nel ventennio compreso tra il 1986 ed il 2006 sono 47. A queste sarebbero da aggiungere altri due decessi dovuti al crollo di macerie e detriti …
… tu mi parli di documenti governativi. Ma sappiamo tutti che le autorità hanno interesse a minimizzare la portata della tragedia …
… questo me lo devi spiegare. Quale interesse o vantaggio avrebbero i governi a minimizzare? Raccolgono voti e consenso? E se invece i governi avessero interesse a drammatizzare le conseguenze per ottenere più aiuti internazionali? Ma qui, mi sembra, stiamo facendo il processo alle intenzioni e su questo piano non si arriva da nessuna parte. Allora anche i non governativi o le opposizioni avrebbero interesse a dipingere il quadro della situazione a tinte fosche. Guardiamo piuttosto a quanto dichiarato dalla FAO: nel suo rapporto parla di una stima di 58 vittime sempre nel periodo 1986-2006. Valori similari emergono dal famoso rapporto del Chernobyl Forum redatto dall’ ONU: 65 morti. La musica cambia radicalmente quando si va a consultare i documenti di Greenpeace: i decessi su scala mondiale potrebbero ammontare a 6.000.000 entro il 2056. Al parlamento europeo i Verdi dichiarano: “non contestiamo i 65 decessi accertati dall’ ONU, ma le morti presunte ammonterebbeo a 30.000 – 60.000”. Ed in Germania la divulgatrice scientifica Petra Nachmann si spinge ancora più avanti e prevede che in Europa i morti per le conseguenze di Cernobyl potrebbero ammontare a 260.000, sempre entro il 2056, ossia a 70 anni dalla catastrofe.
Ancora in Germania: il prestigioso quotidiano Die Welt, di stampo conservatore, nella sua edizione del 18 Marzo 2011, quindi a 25 anni dall’ esplosione definita apocalittica, ricorda con tono preoccupato che nella stagione venatoria sono stati abbattuti in Germania oltre 440.000 cinghiali. Di questi, 1.000 erano contaminanti oltre i limiti permessi. Tradotto in percentuali, significa che i cinghiali contaminati erano “solo” uno 0,2%!
Mi stai mettendo in crisi.
Ed allora beccati quest’ altra botta: conosci certamente la prestigiosa rivista “Nature”, la bibbia del mondo scientifico sulla quale vengono pubblicati gli studi, teorie nuove e risultati di ricerche degni d’ esser presi in considerazione dagli studiosi di tutto il mondo. Ecco, nell`aprile del 1996, dieci anni dopo l’esplosione, Robert Baker assieme al suo team di biologi americani pubblica i risultati delle sue ricerche sui topi della zona di Cernobyl. Sono risultati terrificanti: il materiale genetico dei roditori presentava un tasso di mutazione centinaia di volte superiore al normale. Cose mostruose! Altrettanto angoscianti furono le reazioni nel mondo scientifico della medicina perché è noto che i processi di trasmissione dell’eredità biologica dei topi sono paragonabili a quelli dell´uomo. Ma poco dopo arrivò l’altra sconvolgente notizia: i risultati della ricerca erano completamente sballati! Di bizzarre mutazioni genetiche non si poteva proprio parlare e tutto rientrava nei parametri della norma! La colpa? Una erronea sequenza di calcolo delle macchine calcolatrici. Non senza imbarazzo la ricerca venne ritirata dalla circolazione e più tardi lo stesso Robert Baker dichiarò pubblicamente che il settore dell’ecologia delle radiazioni e dei suoi meccanismi era ancora molto giovane e che tutto era molto più complesso del previsto.
Un po’ mi dispiace riconoscerlo, ma è comprensibile che la conoscenza delle radiazioni sia alle prime armi o quasi. In fin dei conti la radioattività è stata scoperta poco più di un secolo fa, dalla geniale Marie Curie. Una donna, detto per inciso!
La sentivo, la sentivo! Questa frecciatina era nell’ aria! Se proprio vuoi, … allora diciamo anche questo, sempre per inciso, bravissima la Curie, straordinaria, ma bravino anche il suo principale collaboratore, suo marito! Tornando ai giorni nostri dobbiamo prendere atto che le analisi presentano discrepanze enormi, scarti smisurati tra i risultati delle varie ricerche, che evidentemente partono da ipotesi di lavoro reciprocamente incompatibili. Viene da chiedersi se le metodologie applicate siano davvero congrue e corrette. Spesso, inoltre, vengono presentati “scenari” scientifici che solo parzialmente affondano le radici nella ricerca e nella raccolta dei dati. Tu mi insegni che gli scenari sono ricostruzioni con una buona dose di fantascienza. Uno scenario significa: “se tutto prosegue come fino ad oggi, se non subentrano mutazioni nelle tendenze, oppure, se i mutamenti sono di un certo tipo, se e se e se, allora si potrebbe arrivare in futuro anche a … ecc. ecc. Poi sulla stampa si leggono ricostruzioni che confondono le previsioni con gli scenari. A questo punto, senza voler scivolare nel banale, nel cattivo gusto o nel macabro, ma per avere un parametro di riferimento ti ricordo un dato: secondo l’ISTAT, le vittime della strada in Italia sono ogni anno oltre 3.000. I morti per incidenti stradali in Europa sono circa 120.000 all’ anno. Nel mondo intero si stimano un milione di morti all’ anno.
Bene, anzi male, basta così. Dimmi allora, secondo te, noi comuni mortali a chi possiamo credere? Cosa dobbiamo pensare?
Io penso che tutta la questione delle conseguenze dell’esplosione sia una questione vergognosamente politicizzata. Da una parte i minimalisti. Dall’ altra i catastrofisti. Tutti ben saldi sulle proprie opinioni, convinzioni e pre-giudizi. Il tutto: “a prescindere”! E sono in buona compagnia. In Germania non mancano di certo gli uffici e le agenzie pubbliche e private che studiano gli effetti delle radiazioni ionizzanti. Tutti questi cervelloni concordano su una cosa: la radioattività è nota da poco più di un secolo e ne sappiamo ancora troppo poco. E meno ancora conosciamo gli effetti della prolungata esposizione alle radiazioni di debole intensità. Ma vuoi che ti dica cosa maggiormente mi irritava durante il viaggio di ritorno in Italia?
Sentiamo cosa hai da dirmi!
Ti dico che durante il volo continuavo a pensare ai test nucleari effettuati nei 50 anni di guerra fredda. Stando a quanto pubblicato da Greenpeace le esplosioni nucleari sono state la bellezza di 2.044, nell’ atmosfera, al suolo, sul mare, sott’ acqua, tutte nel periodo tra il 1945 ed il 1995, tutte militari, tutte iper-segrete. Nei primi anni gli esperimenti venivano condotti senza particolari inibizioni, senza troppe preoccupazioni per le ricadute radioattive, della quali ben poco si conosceva. Ed ancor oggi di tutti questi test nulla o quasi si è conoscenza. Si potrebbe, o no, parlare di una infame reticenza e di un gigantesco scandalo! Oppure, dimmi tu!
Senti un po’: se continui così sarò io ad alzare i tacchi e lasciarti in asso. Raccontami invece come sei riuscito ad entrare nella zona proibita?
Ti ho già detto che il turismo fin nella zona interdetta è un fenomeno ormai standard. Vi puoi trovare alberghi e ristoranti. Il mio, anzi il nostro autista trasportava comitive nella zona interdetta da ben 30 anni. Ogni giorno lavorativo. La guida, un bel giovanottone sui 30 o 35 anni, sembrava una statua greca, da sette anni faceva quel mestiere, accompagnando turisti fino ad un centinaio di metri dal reattore esploso ed in visita alla sconsolante cittadina di Prypjat. Era una città modello per gli standard dell’epoca. Ora le sue strade, le piazze, le case ormai fatiscenti sono sempre più nel deprimente abbraccio delle erbacce, della vegetazione, dei rami degli alberi che escono dalle finestre, occupano le porte d’ ingresso. I suoi abitanti sono spariti, tutti evacuati e trasferiti altrove. Prypjat, una Pompei dell’atomo. In compenso stanno facendo festa gli animali, tutta la fauna si sta moltiplicando a vista d’occhio, lupi, cinghiali, renne, cavalli selvatici, volpi godono dei vantaggi di una zona lasciata libera e senza la minacciosa presenta dell’ uomo. Sono ritornate anche mandrie intere di bisonti che erano quasi estinti. Se la fauna, la flora, la vegetazione stanno vincendo, stando alle apparenze, la loro personale battaglia contro l’atomo, i veri sconfitti sono quei 300 mila residenti nei dintorni di Cernobyl, trasferiti altrove, quasi con la forza. Sistemati presso altre famiglie, gente assolutamente sconosciuta che raramente accettava di buon grado i neo-arrivati “contaminati e contagiosi”. Una tragedia nella tragedia, della quale s’è parlato poco. E poco s’è parlato anche delle pesanti conseguenze sugli assetti politici: la popolazione aveva una fiducia quasi religiosa nella loro classe dirigente, i politici venivano vissuti come persone benemerite che meritavano un doveroso rispetto. Impossibile che i nostri scienziati possano sbagliare! Proprio loro, che per primi al mondo sono riusciti a mandare un uomo nello spazio, con successo! La tragedia ha distrutto questo substrato di fiducia nella classe politica ed amministrativa per lasciare il posto ad una profonda delusione. Un disincanto che ha favorito il rapido deterioramento del clima politico, con conseguente instabilità, con crescente conflittualità fino ad una sorta di guerra civile. Un crescente, un clima, come noto, presente ancora ai giorni nostri.
Ti ho chiesto anche di spiegarmi come hai fatto ad entrare, ma non mi hai risposto. Cosa vuoi nascondere?
Nulla, proprio nulla da nascondere. Da privato o singolo turista non si può entrare. Devi necessariamente appoggiarti ad un’agenzia ed aggregarti ad un gruppo. Io ho avuto la fortuna di incontrare una persona carica di energia e con competenza da vendere, con l’anima del vero esploratore. E’ un piemontese doc, delle Langhe. Ha organizzato un gruppo e mi / ci ha portato in Ucraina, Bielorussia ed appunto anche a Cernobyl. Se invece preferisci il relax di Rimini, allora il consiglio è: cambia parrocchia!