Giacomo Bove
Giacomo Bove nacque a Maranzana (Asti), in terra piemontese, in un piccolo paese immerso nelle colline del Monferrato. Pur in prossimità delle Alpi il suo sogno era il mare e così si iscrisse all’Accademia Navale di Genova che frequentò con profitto tanto che, a venti anni, ne uscì con il grado di Guardiamarina di I Classe. A 21 anni si imbarcò sulla corvetta “Governolo”, al comando del Capitano Accinni, partecipando ad un giro del mondo: Indie Orientali, Corea, Giappone, Borneo ecc., una navigazione che la “Marina” organizzava sia per istruire al meglio il proprio personale sia per scopi scientifici e diplomatici. L’impegno e la competenza di Bove non passò inosservata ai superiori ed il suo nome fu fatto al Presidente della “Reale Società Geografica Italiana”. Qualche tempo dopo, il giovane Guardiamarina, che peraltro amava più le terre fredde che quelle calde, non si lasciò sfuggire l’occasione di imbarcarsi su una nave svedese “La Vega”, agli ordini del comandante Adolf Erik Nordenskiold, che voleva tentare il Passaggio Nord-Est, dal Mar Bianco allo Stretto di Bering, costeggiando le coste settentrionali della Siberia. Venne assunto nella spedizione come Ufficiale in seconda nonché responsabile dei Servizi di Idrografia. L’impresa riuscì ed era il 1878. Il suo diario di bordo non solo riportava lo svolgimento quotidiano dell’esplorazione con dati di rilevazione ma anche cartografie accurate, disegni degli abitanti, dei costumi, osservazioni del modo di vivere delle popolazioni di quelle inesplorate terre e della natura circostante. Fece osservazioni astronomiche con particolare riguardo ai fenomeni dell’aurora boreale. Tanto furono apprezzati questi “appunti” che il Prof. Nordenskiold lo pregò di lasciargli il privilegio, in qualità di Comandante, di esporli una volta rientrati a Stoccolma. Dopo due anni ritornò in Patria dove ricevette un’accoglienza trionfale. Ebbe medaglie e onorificenze, e con tutto il materiale raccolto tenne prestigiose conferenze. Forte dell’esperienza acquisita propose alla Reale Società Geografica Italiana una spedizione verso l’Antartide. Il progetto, pur essendo giudicato favorevole, richiedeva costi troppo elevati e così Giacomo Bove dovette accontentarsi di un viaggio di esplorazioni in Patagonia e Terra del Fuoco
Da Buenos Aires salpa nel dicembre del 1881 con la corvetta “Cabo de Hornos” e raggiunge lo Stretto di Magellano attraccando ad Ushuaia “A la fin du Mundo”. A maggio, mentre si sta dirigendo verso Sloggatt Bahja la nave naufraga. Solo a fine settembre del 1882 riesce a ritornare a Buenos Aires dove consegna al Governo Argentino i risultati scientifici dei rilievi costieri effettuati da Punta Arenas fino a Santa Cruz. Ritornato in Patria viene nominato membro d’onore della Reale Società Geografica Italiana. Quindi riparte nuovamente per continuare l’esplorazione del territorio argentino delle “Missiones”. Risale per primo il fiume Paranà sino a Ituzaingò ed esplora il territorio tra l’Iguassù e la grande cascata del Guayra. Rientrato a Buenos Aires con nuove informazioni geografiche e antropologiche, viene subito invitato a ripartire per la Terra del Fuoco. Questa volta lo segue anche la moglie Luisa Buzzone (sposata nel 1881) e con la goletta “Cilata” si dirige nuovamente nello Stretto di Magellano raccogliendo nuove informazioni geografiche, marittime e svariati reperti. Rientra in Italia e sottopone al Governo Italiano la possibilità di colonizzazione dei territori delle “Missiones” essendoci peraltro già presenze di Gesuiti. L’opportunità di nuovo lavoro per i connazionali sembra garantita, ma il progetto passa in secondo piano. Mentre Bove esplorava le fredde terre dell’America del Sud, la maggior parte dei Paesi Europei (Belgio, Francia, Inghilterra, Germania, Olanda..) avevano rivolto le attenzioni sul Continente Africano. Fu così che Giacomo Bove dovette partire alla volta del Congo. E’ il 1885 quando da Liverpool salpa verso le foci del maestoso Congo che raggiunge dopo un mese, risale verso Leopoldville e fino alle cascate di Stanley, ma si accorge che ormai il Belgio e la Francia hanno colonizzato i territori e nulla c’è più da spartire. Così dopo un anno, ammalato ed indebolito nel fisico ritorna in Italia con la relazione negativa del viaggio. Lascia la Marina e stanco, forse deluso e sempre più minato dalle febbri, di ritorno da un viaggio in Austria si suicida a Verona.
Il suo nome resta impresso nelle Terre estreme del Sud America, nell’Arcipelago della Vega a ricordo di un grande esploratore italiano.
BIOGRAFIA curata da Bruno Bocchi